Beniamino Vizzini: Gli Ulivi del Salento. Una variabile impazzita? Arte e Paesaggio. Tracce Cahiers d'Art rivista d'arte, 1 Aprile 2017

Arte e Paesaggio. Gli Ulivi del Salento
Una variabile impazzita?
di Beniamino Vizzini, Tracce Cahiers d'Art, 1 Aprile 2017


"Produttività, efficienza, ma non per l’uomo. Quanto all’ideale di produttività, bisogna osservare che oggi il suo significato economico è misurato nei termini dell’utilità rispetto alla struttura del potere, non già rispetto alle necessità di tutti" - Max Horkheimer


Fotografia di MAURO MARINOSCI, San Foca - Salento, Puglia Marzo 2017

Come si legge sul sito del FAI “IL 14 Marzo 2017 sarà ricordato per la prima Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per promuovere la cultura del Paesaggio e sensibilizzare i cittadini riguardo ai temi e ai valori della salvaguardia dei territori”, oltre che per “dare rilevanza alle azioni virtuose che vengono realizzate dalle comunità locali”.

Le azioni di resistenza delle comunità locali della Puglia all’espianto degli ulivi per fare spazio a TAP (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che entro il 2020 dovrà portare il gas dell’Azerbaijan all’Europa, non sarebbero azioni virtuose.

Ma da alcuni sono lette come una variabile impazzita di un sistema in sé razionale, buono, giusto, salvifico e sacrosanto, si veda l’articolo di Chicco Testa su L’Unità tv del 25 marzo 2017 “La guerra (sbagliata) degli ulivi”, dove si afferma essere il TAP un progetto dal carattere strategico enorme, “porta lavoro, investimenti, tecnologia”. Al di là della questione se una certa rappresentazione apologetica del progresso sia condivisibile o meno, un aspetto critico sarebbe capire quale spazio resti ancora alle soggettività individuali (e alle comunità locali) dentro ad una logica globalizzata dei grandi sistemi – come vorrebbe essere l’Unione Europea – integrati da una Governance di carattere eminentemente tecnocratico e totalitario. Totalitario, non in senso ideologico-politico, ma sistemico ovvero, nel senso della totalità che in quanto tale risulta sempre essere maggiore o superiore alla somma delle parti che la costituiscono, cosicché ogni sua parte verrebbe a configurarsi come nient’altro che la variabile di un contesto di variazioni regolate da una razionalità intrinseca. Quella parte determinata che tendesse a volersi sottrarre al suo ruolo di variabile integrata nel contesto d’una totalità le cui variazioni non siano caotiche ma giustificate da una ragione oggettiva e universale, sarebbe una variabile impazzita. 

Ora, che cosa c’è di più soggettivo e particolare della percezione della bellezza di un paesaggio?
Anzi, il paesaggio stesso non è altro che il Genius Loci, l’identità particolare di un luogo e perciò l’anima di quel luogo e delle comunità locali che lo popolano e lo vivono; dunque appaiono “virtuose” quelle azioni delle comunità locali che si pongono in armonia con la razionalità del Tutto, sono variabili impazzite invece le azioni di quelle comunità locali che rompono la suddetta armonia. Si tratta allora di predisporsi in sintonia con la razionalità totalitaria che sorregge tutte le variazioni del sistema impedendone la degenerazione nel caos. Azioni come quelle dei NO TAV della Val di Susa e adesso dei NO TAP del Salento infrangono il tabù di questa armonia ed appaiono irrazionali nella misura in cui non si rendono conformi all’ordine razionale che trascende la dimensione soggettiva, particolaristica e localistica, pertinente un territorio e il suo paesaggio, in nome di interessi ben più ampi e ben più strategici di un campo d’azione che comprende le necessità del fabbisogno energetico dell’intera Europa. Si perché la razionalità totalitaria cui occorre genuflettersi è la razionalità dell’Utile al di sopra di tutto e, specialmente, al di sopra delle singole esigenze circoscritte alla realtà pressoché nulla dei soggetti individuali o delle piccole comunità locali. 

Quale valore può mantenere la difesa e salvaguardia di un paesaggio particolare, e con esso, la difesa e salvaguardia dell’identità particolare di una comunità umana di fronte al valore molto più consistente (soprattutto in termini economico-finanziari e politico-strategici) di un‘utilità universale come questa che oggi si incarna nel progetto del Consiglio d’Europa e del dittatore dell’Azerbaijan, perseguito con la costruzione del gasdotto TAP?

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